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CULTURA MEMORIA

’A zza Filippa e le case di tolleranza nel saggio di Iannicelli

Copertina Libro Iannicelli

L’Eros nella letteratura popolare e le case di tolleranza a Catanzaro sono il tema di un originale saggio di Antonio Iannicelli, studioso originario di Castrovillari, residente da tempo a Catanzaro dove è molto conosciuto ed apprezzato per i suoi scritti su libri, periodici e riviste. 
Il saggio, dal titolo completo Curiosità erotiche e salute pubblica in Calabria. ‘A zzâ i Filippa e le case di tolleranza a Catanzaro,edito da Il Coscile, ha ottenuto notevoli apprezzamenti dalla critica e dai lettori.

Ricordiamo le interessate recensioni di Bruno Gemelli su Il Quotidiano del Sud, di Laura Cimino su Catanzaroinforma,  di Vincenzo Squillacioti su La Radice , tanto per citarne alcune. La meticolosa ricerca di Iannicelli è da considerarsi uno scavo socio-antropologico nella Società Catanzarese, che, con l’utilizzazione di informazioni inedite recuperate in quattro archivi cittadini,  tende a mettere a nudo il comportamento della Società e soprattutto delle popolazioni locali davanti all’Eros.

Copertina Libro Iannicelli
Copertina del libro Curiosità erotiche e salute pubblica in Calabria.

Recentemente Apollinea, Rivista bimestrale del parco Nazionale del Pollino,  ha pubblicato uno scritto di don Pierino Cozzitorto, farmacista a riposo, il quale, dopo aver letto il saggio di Iannicelli che ben conosce, ha preso carta e penna e gli ha scritto, da Nocera Inferiore, dove attualmente vive comunicandogli le emozioni di un novantaseienne lucido che, a tal proposito, ricorda come un suo tentativo di parlare di Eros nel romanzo “Fra le mani la vita”, negli anni Settanta, sia stato etichettato come sconveniente e sporco dai paesani di Sant’Agata d’Esaro.

Una lettera di stima ad un amico, scritta con una grafia ferma, con animo sereno e con lucido pensiero; un significativo apprezzamento per il coraggio dimostrato dall’autore delle “case catanzaresi” a  trattare in modo compiuto, senza tabù e senza veli l’ambiente della tolleranza. Riteniamo di pubblicare integralmente la lettera:

Antonio carissimo,

non solo carissimo, ma affettuosissimo e anche tra le persone per bene, tu sei tra questi. Io per grazia di Dio ho raggiunto i novantasei anni, quindi la vecchiaia mi ha toccato, ma ancora riesco a scrivere una specie di lettera ad uno dei più cari miei amici, quale tu sei.
Grazie per il tuo libro mandatomi ed a proposito di esso ti dirò che mi congratulo con te di aver creato questa opera molto bella che solo tu potevi. E’ un lavoro che in italiano mancava e che tu eroicamente hai saputo creare.
Io, come tu sai, ho scritto un romanzo ed appena ho toccato la zona sesso, al paese mio Sant’Agata d’Esaro mi hanno subito condannato per una frase sessuo-paesana, da me detta nel romanzo stesso: ‘ncàsa, ‘ncàsa ca trasidi . Mi hanno subito detto: ‘ u libru ‘i don Pierinu è spuurcu! Però, per mia fortuna il romanzo stesso ha vinto in Alta Italia la medaglia d’oro al merito, quindi da ciò tu capirai che il livello di evoluzione della cultura, mentalità, in Italia è ancora diversa. Tu col tuo lavoro hai sfondato questo muro ancora divisorio fra Nord e Sud e questo secondo me è uno dei tanti meriti che hai acquistato col tuo lavoro.
Ho saputo, purtroppo, della scomparsa degli amici Pedullà-Giannoni e questo mi ha turbato pensando al tempo, ma purtroppo è la vita che ci impone questo ritmo vitale: Renzo, Amelia e gli altri amici di quel salotto di cui tu, con gli altri, facevi parte meritatamente. Io sono più anziano di te ed a mo’ di cronaca voglio accennare al mio romanzo dal titolo: “Fra le mani la vita” che sicuramente l’avranno oltre i librai, la famiglia di Renzo, per esempio.
Comunque, tornando al tuo lavoro ti dirò che sei stato un coraggioso, oltre che un preparato al cento per cento del mondo letterario e anche sociale. Mi ricordo con nostalgia di tutti gli amici di Castrovillari che hanno allietato la mia vita, tra cui campeggi tu che col tuo libro hai saputo far rivivere il ricordo affettuoso e simpatico della mia permanenza a Castrovillari.
Che ne è di quella bella professoressa che rimase vedova, mi pare, se esiste ancora, di cui non mi ricordo come si chiamasse, amica di Amelia. Mi pare si chiamasse Rosanna.
Grazie, caro Antonio, di avermi fatto tuffare nei ricordi più belli del mio passato.

Ti abbraccio Pierino.

Lettera
La lettera del dottor Cozzitorto

Fin qui la bella lettera di stima del dottor Cozzitorto per una pubblicazione davvero singolare arricchita da rare immagini ed impreziosita dall’autorevole presentazione dell’antropologo Domenico Scafoglio e dalla qualificata postfazione del glottologo Michele De Luca il quale evidenzia la presenza nel testo di “piccole gemme dialettali, voci significative con un’intensa carica semantica, oramai sparite dal linguaggio comune”.
Per Domenico Scafoglio, già professore ordinario di Antropologia culturale all’Università di Salerno, “si tratta di un libro senza dubbio curioso, interessante ed originale, ricco di elementi utili per la costruzione di una etnografia della sessualità popolare, ormai soggetta a trasformazioni a volte radicali, che rischiano di devastare le forme creative tradizionali dell’erotismo e dell’amore”.
Nell’avvincente saggio trovano spazio poesie dialettali, costumanze, paure e tolleranze della città, rilevate sin dalla fine dell’Ottocento da quel Agnelli, sacerdote di Lucera inviato a Catanzaro come vice preside del Liceo Galluppi. Ci sono ancora le problematiche legate alla salute pubblica, le interessanti testimonianze di alcun  i frequentatori delle “case” di quel tempo e dell’ultima prostituta libera.  Circa duecento pagine tra documenti, immagini e memorie che ci riportano in una Catanzaro degli inizio del secolo scorso, vista da una insolita prospettiva da un esperto cultore di studi antropologici.

Antonio Iannicelli
Lo studioso Antonio Iannicelli
’A zza Filippa e le case di tolleranza nel saggio di Iannicelli ultima modifica: 2020-08-12T15:04:43+02:00 da Alessio Bressi

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