Sara Tafuri, la catanzarese alla corte di Fellini – itCatanzaro

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Sara Tafuri, la catanzarese alla corte di Fellini

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Sul finire degli anni settanta del secolo appena concluso una giovane attrice catanzarese entrò nella corte di Federico Fellini. Era Sara Tafuri la quale, dopo una brillante esperienza teatrale iniziata nella scuola di recitazione creata da Antonio Panzarella, assieme a Pino Michienzi, Rosa Ferraiolo, Diego Verdegiglio e Adele Fulciniti, approdò a Cinecittà. Per apripista, la Tafuri, aveva inviato alcune sue foto ma, non ricevendo riscontro, decise di recarsi personalmente nella città del cinema alla ricerca del mitico Fellini.

Giunta a  Cinecittà si rivolse al primo signore che incontrò chiedendogli dove poteva trovare il grande regista. Costui, dopo averle domandato perché lo cercava e sentita la risposta, si presentò: Piacere, Federico Fellini. Entrò così Sara Tafuri nel mondo del cinema.

Esordì sul grande schermo nel 1980 nel film La città delle donne con la regia di Fellini, al fianco di Anna Prucnal e Marcello Mastroianni. Sara si fece apprezzare nelle vesti di una sensuale soubrettina. 

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L’anno successivo Franco Rosi le affidò il ruolo di vedova bianca nei Tre fratelli, un film presentato fuori concorso al Festival di Cannes, premiato con David di Donatello e la nomination all’Oscar. Girato tra Puglia, Basilicata e il quartiere romano Prati, il film racconta uno spaccato della vita italiana degli anni ottanta. Il francese Philippe Noiret e i giovani Michele Placido e Vittorio Mezzogiorno, interpretano i tre fratelli che si ritrovano nella casa paterna alla morte della madre. Occasione questa per confrontarsi e raccontarsi le rispettive esperienze di vita.

Il grande successo per l’attrice catanzarese arriva con lo sceneggiato Bebawi, il delitto di Via Lazio. Si tratta della rievocazione di un celebre caso giudiziario con la regia di Michele Massa, ex magistrato, penalista e docente universitario. A Sara Tafuri, nella mini serie televisiva trasmessa da RAI DUE nel 1983, venne affidato il ruolo della misteriosa Bebawi.

Lo sceneggiato ricostruisce quel fatto di cronaca di cui tanto si parlò. Il 18 gennaio del 1964 a Roma veniva trovato in un hotel il cadavere di un ventottenne industriale egiziano, Paroukel Chourbagì, ucciso con quattro colpi di pistola alla schiena e con il volto sfigurato dal vetriolo. La vittima aveva avuto una relazione con Bebawi, la bellissima connazionale sposata con un facoltoso imprenditore, interpretato da Alessandro Haber. Uno dei coniugi era il colpevole, ma non si seppe mai chi. Nel corso del processo, che durò ventotto mesi, i diabolici coniugi si accusarono vicendevolmente e dopo l’assoluzione per insufficienza di prove scapparono all’estero in tempo per sfuggire alla condanna, per entrambi, a 22 anni decretata in appello. 

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Sara Tafuri

Quando avvenne il delitto Sara Tafuri era ancora una ragazzina. Conobbe quindi Claire Bebawi, solo nel momento in cui dovette interpretarla. La conobbe attraverso gli atti processuali e le cronache giornalistiche. Una lettura che spinse la Tafuri a schierarsi dalla parte degli innocentisti. «All’inizio — spiegò l’attrice nel corso di un’intervista rilasciata all’epoca a Stampa Sera — è stato un atteggiamento istintivo, una pura e semplice solidarietà femminile. Poi, via via che approfondivo il caso e il personaggio, ha preso solidità la convinzione. Claire — proseguì Sara Tafuri — era una donna interiormente fragile e la sua durezza esteriore era solo apparenza. Quante antipatie le hanno attirato la freddezza e il distacco con cui, come raccontano i giornali, seguì tutte le fasi del processo, e la foto, che ho ritrovato ovunque, che la ritrae seduta con la pelliccia stretta in vita e indietro sulle spalle quasi ad incorniciare la sua impenetrabile espressione.

La Claire, sempre secondo Sara Tafuri, era vittima del marito e dell’amante. L’uno, tollerante suo malgrado dell’infedeltà della moglie, aveva con lei un legame morboso; l’altro ne consumava la sensualità. Claire, al contrario, credeva nell’amore, era innamorata dell’amante e soffriva per non essere ricambiata. 

La seducente attrice catanzarese, dopo quest’ennesimo successo, entrò nel circuito dei grandi artisti favorita anche dal legame con il clan di Gianni Boncompagni che le consentì di partecipare a diversi show in Rai. Frequente era anche la presenza della Tafuri sulla carta stampata.

Subito dopo l’uscita del film Città delle donne, che rappresentò il suo trampolino di lancio, il conduttore televisivo Corrado la volle ospite alla trasmissione Gran Canal assieme ad Anna Mazzamauro, a Tullio Solenghi, a Mario e Pippo Santonastaso e al mago Tony Binarelli.

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Sara Tafuri e Michele Placido

In una maledetta serata del mese di giugno del 1986, a seguito di un grave incidente stradale, avvenuto a Catanzaro, in Viale Emilia, nei pressi dell’attuale Motorizzazione Civile, mentre si trovava a bordo di una Giulietta guidata da un amico, Sara Tafuri venne ricoverata in gravi condizioni nel reparto di neurochirurgia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Nel sinistro rimasero coinvolte altre otto persone, di cui due donne in modo grave.

All’epoca dei fatti in tanti riscontrarono una similitudine con quanto successo, nel 1978, a Dora Moroni, vittima di un grave incidente mentre si trovava in macchina al fianco del conduttore televisivo Corrado. La cantante e valletta romagnola, dopo mesi di coma profondo ed una serie di interventi chirurgici, aveva ripreso a camminare e a parlare riuscendo a tornare sulla scena dopo sei anni dall’incidente.

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Sara Tafuri

Per Sara Tafuri le cose sono andate diversamente. La sua vita è totalmente cambiata per colpa di quell’amaro destino che l’ha portata a vivere nella quasi immobilità seppur con l’assidua, premurosa e amorevole assistenza dei propri cari.  

Sara Tafuri, la catanzarese alla corte di Fellini ultima modifica: 2020-07-04T17:33:36+02:00 da Alessio Bressi

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