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L’unguento miracoloso di San Rocco e la peste del 1562

Affresco Chiesa San Rocco

Un tempo la festa di San Rocco era molto sentita nella città di Catanzaro. Dalla seconda metà del Novecento il 16 agosto si ricorda il Santo solo con manifestazioni religiose. Il motivo principale per cui non si è dato più corso a festeggiamenti civili è da attribuire al fatto che tale ricorrenza segue di un giorno il ferragosto. E la popolazione catanzarese preferisce, purtroppo, raggiungere mete marine o la vicina Sila per combattere l’afa e trovare un po’ di refrigerio.
Ma torniamo indietro nel tempo per sapere qualcosa in più circa il rapporto instauratosi fra il Santo e la città di Catanzaro e da ricerche effettuate risulta quanto segue. Nel novembre 1562 anche in Catanzaro vi fu la presenza di tale morbo che provocò circa 50 morti al giorno. La popolazione catanzarese, con a capo il Vescovo di allora Monsignore Ascario Geraldini, chiese aiuto al divino elevando pubbliche preghiere che come vedremo furono esaudite.

Chiesa San Rocco Buona 1
La chiesa di San Rocco si trova nel cuore del centro storico di Catanzaro, nella centralissima Piazza Roma, vicino alla funicolare, adiacente alla discesa di Porta di Mare o dei “Forgi”

San Rocco venuto per liberare Catanzaro dalla peste

Infatti, si narra che un bel giorno nella zona Porta di Mare di Catanzaro apparve, sotto abito di un pellegrino, San Rocco. Questi si avvicinò ad un artigiano catanzarese di nome Pignero Cimino, il quale, infetto dal morbo, se ne stava disteso per terra agonizzante. Il pellegrino tirò fuori dallo zaino un unguento ed unse in forma di croce il petto e la fronte del povero moribondo, il quale con immediatezza acquistò la guarigione. Il personaggio misterioso poi chiese al Cimino se in città vi fosse un tempio dedicato al Santo ed avendo ottenuto una risposta negativa, così soggiunse.

“Va ed annunzia a tutti che facciano sorgere un tempio in onore di San Rocco in quel luogo, dove scavando troveranno una fossa di calce, ivi depositata dagli stessi catanzaresi molti anni addietro, allo scopo di edificare un tempio in onore di questo santo, che poi non fu mai edificato”.

Il Cimino sbigottito chiese al pellegrino come facesse a sapere quelle cose ed ottenne la seguente risposta.

“Abbi fede a tutto ciò che ti ho detto, prendi questo vaso, pieno di unguento, con cui sei stato guarito, applicalo agli infermi e questi guariranno senza altro e ciò servirà di conferma della verità che ti dico”.

Cimino adoperò l’unguento miracoloso sui propri concittadini ed il morbo cessò. L’artigiano, inoltre, riportò ai catanzaresi tutto ciò che il pellegrino gli aveva detto. Quindi, il prodigioso unguento, il modo di vestire del forestiero simile, per come si poteva notare dalle figure che rappresentavano San Rocco, a quello del santo, l’insistenza per l’erezione del tempio, l’annunzio della presenza di una fossa di calce, ignota a tutta la cittadinanza, fece credere che il pellegrino apparso sia stato appunto San Rocco venuto per liberare la città dalla peste.

Porta Di Mare Con Madonna S Vitaliano E S Roccobn
L’Immacolata, San Vitaliano e San Rocco a Porta di Mare

Edificazione del tempio in onore del Santo

Per ricordare tale avvenimento i catanzaresi fecero erigere una pittura nell’arco che sorgeva a Porta di Mare e che rappresentava l’Immacolata, San Vitaliano e San Rocco. Il vescovo del tempo, le autorità e tutto il popolo si portarono nel luogo indicato dal pellegrino e dopo aver scavato trovarono la fossa di calce fresca, come se allora fosse stata preparata. Tutti gridarono al miracolo e con la stessa calce in circa un anno edificarono un tempio in onore di San Rocco. In detta occasione arrivò, pare da Venezia, una statua di fino marmo di San Rocco che collocarono nel nuovo tempio fra gli applausi di tutta la popolazione catanzarese e dei paesi limitrofi.

Guglielma De Cumis e il convento di San Rocco dell’educanda

Fra i più ferventi devoti del Santo vi fu l’aristocratica catanzarese Guglielma De Cumis, la quale, essendo stata guarita per via dell’unguento miracoloso, in segno di gratitudine volle chiudersi in un chiostro e servire il Santo per tutta la restante vita terrena. Quindi la De Cumis fece costruire in onore di San Rocco un convento di donne della regola di Santa Caterina da Siena denominato di San Rocco dell’Educanda dove si rinchiuse con molte altre dame catanzaresi, ed in breve raggiunsero il numero di cento. Oggi la chiesa ed il convento sono stati trasformati nella Caserma “Soveria Mannelli” ove opera la Guardia di Finanza.

San Rocco Minore o San Rocchello

Allora la chiesa, edificata in onore di San Rocco, ufficiata dai laici, disturbava le religiose. Per tale motivo nel 1565 sorse, sempre nelle vicinanze, una chiesa in onore di San Rocco dove fu trasferita la statua in marmo collocata nell’alto dell’altare maggiore, dove tuttora si conserva. Tale chiesa fu nominata San Rocco Minore o San Rocchello o San Rocco dei Maschi per distinguerla da quella esistente nel convento femminile. In essa fu fondata una confraternita costituita da nobili catanzaresi che nell’occasione vestivano un abito bianco ed un rocchetto ad imitazione del santo.

Affresco Chiesa San Rocco 1
Interno Chiesa di San Rocco, Catanzaro

La festa di San Rocco si celebrava in detta chiesa con numerosa partecipazione di fedeli. Poco distante dal convento di Santa Chiara e precisamente vicino al palazzo patrizio De Paola, che insisteva nell’enorme piano di San Rocco, sorgeva la Parrocchia di Santa Maria e Tutti i Santi (Ognissanti). Un forte terremoto la distrusse e, quindi, si trasferì nella chiesa di San Rocchello dove rimase fino alla fine degli anni 60.

Patrono minore principale della città

Per i prodigi che fece a Catanzaro il Santo divenne patrono minore principale della città. Nei tempi passati nella cattedrale si usava quotidianamente recitare prima l’inno a San Vitaliano e poi quello in onore di San Rocco. Inoltre, è bene sapere che San Rocco o San Trifone è uno dei tre colli catanzaresi (San Giovanni ed il Duomo, gli altri due) che un tempo si trovava fra il Vallone del Tubolo e la Porta di Mare. E su tale colle edificarono la chiesa omonima. Quest’ultima oggi si presenta a navata unica con tre cappelle laterali per ogni lato, una delle quali è utilizzata come ingresso secondario da piazza Roma. Sopra la seconda porta d’ingresso, prima dell’ultimo restauro, vi era la seguente scritta: “Divo Rocho dicatum”.                                              

Amedeo Chiarella

L’unguento miracoloso di San Rocco e la peste del 1562 ultima modifica: 2020-04-07T14:57:17+02:00 da Amedeo Chiarella

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