Dopo la pandemia il carcere di Catanzaro apre le sue porte alla musica con uno spettacolo della band di Michele Ligarò.
La musica tra le stanze del carcere di Catanzaro
La musica è inclusiva e lo dimostra ogni giorno, raggiungendo ognuno di noi. E lo è ancora di più quando varca le porte di un luogo di reclusione per allietare le giornate di chi si trova al suo interno. In questi due anni di pandemia, le porte della casa circondariale di Catanzaro sono state chiuse a qualsiasi evento, proveniente dall’esterno. Di recente, le note della band di Michele Ligarò hanno risuonato tra le mura del carcere.
Per la quarta volta il gruppo si è esibito nella sala teatro con uno spettacolo in cui musica e dialoghi si sono alternati magicamente, rendendo omaggio ai più grandi artisti della musica leggera italiana e napoletana. E “con lo stesso entusiasmo che si riserva ai concerti nei palcoscenici all’aperto”. Questo a testimoniare lo spirito e l’entusiasmo nell’organizzare più volte questi eventi in modo volontario, che, portano un pò di normalità e spensieratezza a chi sconta la sua pena.
Esperienza inclusiva di ascolto e di rieducazione
Un progetto, questo, molto apprezzato e voluto dalla direttrice del carcere Angela Paravati. La quale, infatti sottolinea come “l’attenzione della comunità esterna è fondamentale per far sì che il carcere assolva al suo ruolo di servizio sociale, nell’ottica di una finalità rieducativa della pena. Per questo motivo ringrazio questi artisti per la continuità con cui hanno dato attenzione a questo luogo, facilmente dimenticato da tanti”.
Inoltre, sottolinea l’importanza della musica, e della sua funzione educativa all’ascolto e alla legalità. “Chi fa musica è abituato ad ascoltare, e quindi a non disinteressarsi del prossimo: questo tipo di attenzione è la premessa di qualsiasi percorso rieducativo.” I detenuti, grati per le attenzioni e lo spettacolo, hanno realizzato una targa ricordo con il simbolo della pace e una colomba. Un chiaro messaggio contro la violenza che si sta perpetrando in Ucraina. Da dietro le sbarre si leva la loro voce: si alla musica no alla guerra.
(Foto ufficio stampa casa circondariale Catanzaro)
